Ubuntu

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Ubuntu

Io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti..
Questa è la traduzione letterale del termine Ubuntu, che si prefigge il compito di creare un sistema operativo per umani...
Ma facciamo un passo indietro...Ubuntu è una distribuzione di linux, ovvero una personalizzazione di un sistema operativo libero e gratuito che grazie all'aiuto di molti programmatori spersi nel mondo riesce non solo a funzionare, ma col passare del tempo, a essere competitivo a tutti gli effetti nel mondo dell'informatica..
Per installare Ubuntu su un computer è necessario scaricare e masterizzare l'immagine iso della versione desiderata, o farsi inviare il CD tramite il sito ufficiale di ubuntu, che lo inviera GRATIS a casa tua.
Non solo, qualunque dubbio o richiesta di aiuto puo essere cercata nel forum di ubuntu (moltissimo anche in italiano, ma imparatevi l'inglese che serve sempre).
Altro punto di forza di ubuntu è la mancanza di driver, percio qualunque componente viene letto immediatamente e riconosciuto, liberandovi cosi del problema di cd di istallazione o driver irrecuperabili..
Aggiungete anche che ubuntu, fin dalla sua istallazione, presenta un parco software sconfinato che permette di avere il programma giusto in ogni occasione..
Palrliamoci chiaro, ubuntu non è per tutti, occorre avere una certa curiosità per provarlo e sopratutto la volontà di imparare..al goirno d'oggi non è da tutti ma ogni sforzo viene infine ricompensato dalle nuove conoscenze aquisite e sopratutto dalla nuova presa di coscienza
Infine ubuntu ha diverse versioni, per pc lenti obsoleti oppure per le scuole, che non si troverebbero piu a pagare a microsoft tutti quei soldini per computer istabili e ipocriti. Dico ipocriti perche nelle scuole almeno non andrebbe insegnato attraverso l'uso di lobby o multinazionali che impongono il loro monopolio basato sulla disinformazione..
qui di seguito Nelson Mandela parla di ubuntu in questo link
Se qualche concetto non vi è chiaro ecco parlare Biasco per me


Crocifisso in classe

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Terremo i crocifissi in classe..queste le ultime dichiarazione di SILVIO B. che intende assieme alla Lega creare una petizione cosi da rovesciare il verdetto della comunità europea...
Ma la cosa più assurda è proprio questa..la comunità europea con questo gesto non intendeva venire in casa nostra, nelle nostre scuole e ospedali per costringerci a togliere un pezzetto di legno, ma dare all'Italia, la nazione più canzonata del mondo, la possibilità di redimersi un pò, mostrando come cio che è scritto nella costituzione sia messo in pratica..Ma noi che siamo italiani sappiamo tutti che nn è cosi..
Il lato paradossale invece colpisce tutti i mussulmani, ebrei, protestanti e in altre parole, ogni altra fede presente in Italia, che da anni subiscono il peso di una illegittimazione da parte dei cattolici italiani per via della loro fede, una sorta di mobbing, una coercizione basata su chiese sempre piu grandi, campane piu forti e potere dilagante dello stato più piccolo e potente del mondo..alla fine in tv rimarra solo la chiesa e Berlusconi...

Casa Nuova!!!

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in questo momento sono tornato online grazie alla linea della mia(e di Pierce) nuova casa...come potete vedere dalle foto questa volta è davvero spaziosa e ben tenuta, con i doppi vetri e 3 terrazzi..!! vi lascio un po di foto sparse fatte ieri...sarà un cantiere aperto fino almeno a Natale...












Don Paolo Farinella

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Don Paolo Farinella lauree in Teologia Biblica e Scienze Bibliche e Archeologiche. Ha studiato lingue orientali all’Università di Gerusalemme: ebraico, aramaico, greco. I suoi ultimi libri: ” Bibbia, parole, segreti, misteri ” e ” Ritorno all’antica Messa “, sempre editore Gabrielli. La sua lettera denuncia contro i vescovi,la chiesa,gli interessi superiori,il governo,lo sfruttamento di minori,non so perche' ma difficilmente si avra' notizia di questa lettera sui vari organi ufficiali,allora facciamola girare noi....


Lettera aperta al cardinale Bagnasco






Egregio sig. Cardinale,

viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.

Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.

Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.

Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per nessuno.

Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.

I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli televisivi» ignobili, rissosi e immorali.

Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché «anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro.

Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: «troncare, sopire … sopire, troncare».

Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo … si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti… A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella» per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009).

Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5).

Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.

Lei ha parlato di «emergenza educativa» che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia.

Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta fortuna.

In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Genova 31 maggio 2009

Paolo Farinella, prete

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Zoo PDL
Cominciamo con il Popolo delle Libertà in ordine alfabetico: Lucio Barani, che è un ex socialista che è stato Sindaco di Aulla, famoso per avere fatto di Aulla un Comune de/dipietrizzato e per aver inaugurato addirittura Piazza Martiri di Tangentopoli, dove i martiri di Tangentopoli non siamo noi derubati, ma sono quelli che rubavano e infatti la piazza, che si chiamava Piazza Matteotti, è diventata Piazza Martiri di Tangentopoli con un bel monumento a Craxi, forse un monumento equestre. Questo direi che è meglio lasciarlo perdere.
Berlusconi, è inutile che vi spieghi per quale motivo sarebbe meglio non votarlo; oltre a tutti i motivi etici, politici, conflitti di interesse, giudiziari etc. etc., c’è un fatto: che Berlusconi, essendo Presidente del Consiglio, non solo, come tanti altri leaders che si candidano, dovrà poi optare tra il Parlamento italiano e quello europeo, lui proprio al Parlamento europeo non ci può andare perché è Presidente del Consiglio, a meno che non decida di dimettersi da Presidente del Consiglio, nel qual caso potremmo anche votarlo, ma non credo che lo farà.
Bonsignore Vito: Bonsignore Vito stava nell’Udc, è un pregiudicato per tentata corruzione per gli appalti dell’ospedale di Asti, la Tangentopoli torinese, stava con Casini e, appena Berlusconi ha scoperto che c’era un pregiudicato che non stava con lui, ha immediatamente fatto campagna acquisti e l’ha portato nel Popolo delle Libertà. Tentata corruzione, perché Bonsignore non aveva fatto in tempo a intascare le tangenti, in quanto l’avevano preso prima: era un andreottiano, poi era un casiniano, adesso è diventato berlusconiano. E' anche indagato per le scalate bancarie, per concorso in aggiotaggio: è quello di cui D’Alema diceva “ l’ho incontrato per vedere la destinazione di quel pacchetto di azioni della BNL”, Bonsignore possedeva il 2% della BNL, che interessava molto a Consorte: anche questo forse sarebbe meglio tenerlo lontano dalle istituzioni europee.
Poi c’è Clemente Mastella: di lui sappiamo molte cose naturalmente, ci siamo forse dimenticati un fatto importante, ossia che Mastella è tutt’ora indagato, anzi c’è alle viste una richiesta di rinvio a giudizio nei suoi confronti per la famosa inchiesta di Santa Maria Capua Vetere; c’è una vulgata completamente falsa, in base alla quale De Magistris, con l’inchiesta “ why not?”, indagando Mastella avrebbe fatto cadere il governo: in realtà Mastella fu indagato nell’ottobre del 2007, mentre il governo cadde nel gennaio del 2008, quando Mastella fu indagato per l’altra vicenda, quella di Santa Maria Capua Vetere che, con De Magistris, non c’entra niente, la stessa nella quale furono arrestati la moglie di mastella, messa agli arresti domiciliari e il consuocero di Mastella, l’ingegner Camilleri.
Mastella è rimasto indagato anche quando l’indagine è passata, per competenza, a Napoli e adesso la Procura di Napoli, confermando la bontà delle indagini di Santa Maria Capua Vetere, ha depositato gli atti a beneficio dei difensori che, di solito, è una mossa che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Le indagini sono finite e Mastella dovrà essere, con ogni probabilità, processato per tre episodi di concussione tra riuscita e tentata e alcuni altri reati e, naturalmente, è passato all’incasso, avendo fatto cadere il governo Prodi, Berlusconi non subito l’anno scorso, perché la gente ancora si ricordava che aveva la moglie dentro, ma con un anno di distanza, confidando nella smemoratezza degli italiani la l’ha messo in lista, perché molti italiani pensano che le indagini siano finite nel nulla, mentre invece come abbiamo visto non è vero e quindi facciamo memoria, almeno noi, di questa vicenda che riguarda l’ottimo ex Ministro della Giustizia che ci ha regalato l’indulto e tante altre belle leggi!
Patriciello Aldo: ecco, Aldo Patriciello è un altro che stava nell’Udc, anche lui è un condannato imputato in altri processi, appena Berlusconi ha visto un pregiudicato nell’Udc si è ingelosito e si è portato Patricello in casa. Quindi Patriciello, che era Europarlamentare dell’Udc, adesso è ricandidato come Europarlamentare nel Popolo delle Libertà. Ne avevamo parlato a proposito del dopo /terremoto, perché Patriciello, che ha una condanna definitiva a quattro mesi per un finanziamento illecito degli anni 90, è sotto processo in udienza preliminare a Isernia per truffa all’Anas, nel senso che insieme al fratello Gaetano, che è costruttore, avrebbe messo in piedi un appalto per la variante stradale di Venafro, costruita con materiali scadenti che mettevano a rischio la solidità di quest’opera, per cui l’Anas ha dovuto spendere un sacco di soldi per consolidare l’opera, una volta finita. Quindi c’è questo processo che è in corso in udienza preliminare, dove si ipotizzano truffa e frode nelle forniture di questi materiali scadenti.
Sempre nel gennaio di quest’anno, Patriciello è stato nuovamente rinviato a giudizio per tentata truffa, abuso e malversazione stavolta, addirittura, per un altro scandalo: quello di un centro di riabilitazione nel Comune di Salcito, dove anche lì c’entra il gruppo imprenditoriale della famiglia Patriciello che, secondo l’accusa, avrebbe fregato enti pubblici facendo perdere soldi di denaro pubblico, cioè di denaro nostro. C’è stata una votazione al Parlamento Europeo per coprire di immunità Patriciello in questo processo e il Parlamento Europeo, che pure per le opinioni espresse e i voti dati, ossia quando uno è accusato per le cose che ha detto, concede sempre l’immunità e invece per le cose che si sono fatte l’ha negata e infatti il Parlamento Europeo ha votato a amplissima maggioranza che le accuse di truffa e malversazione non fanno riferimento a opinioni e a voti espressi, per il semplice motivo che la malversazione di fondi pubblici e i reati urbanistici non possono essere equiparati a un’opinione e a un voto, conseguentemente Patriciello verrà processato naturalmente da Europarlamentare, se i cittadini avranno la bontà di rieleggerlo per un’altra volta non più nell’Udc, stavolta nel Popolo della Libertà provvisoria, direi.
Nino Strano tutti lo ricordano, stava in Alleanza Nazionale, era in Parlamento quando cadde il governo Prodi, festeggiò tirando fuori una bottiglia di Champagne e infilandosi anche delle fette di mortadella in bocca: una scena memorabile che ha fatto il giro del mondo, dissero che mai più questo signore avrebbe calcato le scene parlamentari, infatti lo mandano in Europa, non essendo riusciti a rimandarlo in Parlamento! Tra una mortadella e un brindisi con lo Champagne in pieno Senato l’ottimo Nino Strano trovò anche il modo di insultare un Senatore dell’Udeur, Nuccio Cusumano, che era l’unico che non aveva tradito il mandato elettorale e che, quindi, aveva votato a favore del governo Prodi mentre tutto il suo partito era passato con Mastella, armi e bagagli, all’opposizione. Quindi il fatto di non aver tradito ne fece un traditore e infatti Strano gridò a Cusumano “ pezzo di merda, checca squallida, venduto e mafioso” addirittura. Poi disse che era stata una goliardata.
Per non farsi mancare niente, Strano ha anche una condanna recente in primo grado a Catania per lo scandalo della cenere lavica: che cosa era successo? Che nel 2005, tre giorni prima delle elezioni comunali a Catania, Strano, che era Assessore della Giunta Scapagnini, il medico di Berlusconi, insieme agli altri Assessori e a Scapagnini aveva deciso di regalare tra i 300 e i mille Euro a ciascuno dei 4.000 dipendenti del comune per risarcirli dei danni causati dall’eruzione dell’Etna, che anni prima aveva ricoperto di cenere nera la città. Naturalmente era un chiaro regalo ai dipendenti pubblici affinché votassero per i partiti di centrodestra, che sostenevano la Giunta: la stessa Giunta Comunale che ha svuotato le casse comunali e ha mandato completamente in fallimento Catania.
E’ quindi condannato insieme a Scapagnini, Strano, a due anni e due mesi in primo grado per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale. Inoltre, dato che avevano anche svuotato le casse del comune, Strano ha anche una richiesta di rinvio a giudizio e conseguentemente è imputato in un altro processo sempre a Catania per abuso aggravato e falso in atto pubblico, proprio per il buco nelle casse comunali.



Zoo PDmenoelle
E poi c’è il PD: nel PD c’è qualcuno che sembrerebbe un po’ incoerente, tipo Cofferati, che pure è una persona di estremo valore, il quale aveva dichiarato “ non si può fare il Sindaco a Bologna e il padre a Genova” e adesso invece farà l’Europarlamentare tra Strasburgo e Bruxelles e il padre a Genova, forse Bruxelles e Strasburgo sono più vicine a Genova di Bologna, non si sa! Aveva anche detto “ se mi vedrete candidato alle europee, siete autorizzati a chiamarmi ciarlatano”: praticamente se lo vedremo candidato alle europee saremmo autorizzati a chiamarlo ciarlatano e l’abbiamo visto, è candidato alle europee. Traetene voi le conseguenze.
Poi c’è Andrea Cozzolino: questo invece ha dei problemi giudiziari, è l’Assessore alle attività produttive della Regione Campania e ha ricevuto un avviso di garanzia proprio nei giorni della candidatura, con perquisizione in casa sua, perché è sotto inchiesta a proposito della costruzione di una centrale a biomasse in Provincia di Caserta. L’impianto si chiama Biopower. Poi c’è un altro esponente della politica campana: Andrea Losco, che è stato - risparmiamoci le ironie sul cognome, perché non si scherza sui cognomi - governatore della Campania per l’Udeur tra il 99 e il 2000, è stato commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, così brillantemente risolta naturalmente, prima di passare la palla a quell’altro genio di Bassolino. Losco era noto per aver raccomandato - così risulta da un elenco che è stato trovato negli uffici dell’alto commissariato - ben 14 persone che lavoravano lì dentro. E’ già parlamentare europeo, non più nell’Udeur ma nella Margherita, rutelliano e adesso si ricandida.
Sempre a Napoli c’è un altro candidato eccellente: l’ex Assessore regionale alla sanità che Bassolino ha fatto fuori in una faida interna, anche lui nei giorni della candidatura è stato indagato dalla Procura di Napoli per corruzione a proposito dell’affidamento dei lavori per l’ospedale Del Mare a Ponticelli. Anche qui stiamo parlando solo e esclusivamente di avvisi di garanzia, quindi diciamo che, salvo forse qualche dibattito sull’opportunità o meno, non stiamo neanche parlando di un rinvio a giudizio, ma è bene che queste cose si sappiamo, di modo che chi deve votare ne sia al corrente.
E poi c’è l’Assessore all’agricoltura della Giunta Loiero, Mario Pirillo, che ha cambiato una dozzina di partiti: dalla DC al Cdu, all’Udr, all’Udeur, alla Margherita, al PDM e al PD, e che è stato appena imputato, con richiesta di rinvio a giudizio, nell’inchiesta “ why not?”, è uno dei 98 per i quali la Procura generale di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio e pare che le accuse vadano dal peculato all’abuso d’ufficio, alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.



Poi abbiamo la Lega Nord: nella Lega Nord si ripresenta per l’ennesima volta Mario Borghezio. Mario Borghezio è quello che strillò contro Ciampi durante il discorso che il Presidente Ciampi fece al Parlamento Europeo, sventolò bandiere, gridò “ abbasso l’Italia” facendosi espellere dall’aula, “ Italia vaffanculo!” questo era l’urlo di Borghezio, parlamentare europeo italiano, mentre parlava il Presidente della Repubblica italiano, è quello che va in giro per treni a disinfestare e a disinfettare le carrozze inquinate, dice lui, dagli extracomunitari; è quello che guidò, insieme a Calderoli, una famosa marcia di protesta a Verona contro il Procuratore Papalia, che aveva osato indagare sui leghisti: alcuni di questi marciatori esibivano una bara che, come si fa nelle terre di mafia, è naturalmente un auspicio di morte immediata per il Procuratore.
Borghezio ha, anche lui, la sua bella condanna definitiva, è un pregiudicato anche lui, due mesi e venti giorni per incendio aggravato con finalità di discriminazione xenofoba ai danni di alcuni rumeni, che rischiarano di finire arrosto a causa delle fiaccole che avevano incendiato i loro giacigli sotto un ponte della Dora, durante un raid delle camice verdi capitanate da Borghezio.
Borghezio ha anche tentato di avere l’immunità parlamentare europea per un altro processo: per avere diffamato Clementina Forleo; non l’aveva diffamata a parole, ma aveva scritto con vernice spray sul marciapiede davanti al Palazzo di Giustizia di Milano “ vergogna Forleo”, come fanno i writers , quelli che vorrebbero arrestare, quelli di questo governo, Borghezio scrisse questa frase sul marciapiede , “ vergogna Forleo” e quindi la Forleo lo denunciò è lui tentò di farsi proteggere dall’immunità parlamentare: purtroppo il Parlamento Europeo ha ritenuto che quell’atto non fosse un reato di opinione, ma di danno e infatti aveva imbrattato un marciapiede stradale.
Abbiamo poi Umberto Bossi, il quale sapete, perché ne abbiamo parlato spesso, che oltre a essere quello che è, è anche stato condannato per finanziamento illecito per i 200 milioni che Carlo Sama, del gruppo Ferruzzi, versò illegalmente alla Lega Nord nel 1992. E poi Bossi è un altro grandioso, luminoso esempio di parlamentare italiano per avere più volte insolentito la bandiera, cioè il simbolo nazionale, dicendo una volta che ci si sarebbe pulito il culo e altre volte usando altre espressioni ancora più irriferibili.
In più, quando era antiberlusconiano e antifiniano, invitò in due comizi a Bergamo i suoi a andare a stanare casa per casa i fascisti, cioè i suoi attuali alleati di Alleanza Nazionale, confluiti nel Popolo della Libertà e questo è Bossi, anche lui naturalmente si candida al Parlamento europeo anche se, essendo Ministro, è un po’ difficile che opterà per il Parlamento europeo.
Poi c’è l’Avvocato Brigandin, che è l’Avvocato di Bossi, messinese e leghista, già Procuratore generale della Padania, sapete che loro si danno queste cariche di pura fantasia, è imputato davanti alla Cassazione per truffa aggravata ai danni della Regione Piemonte, per aver procurato - così dice l’accusa - dei finanziamenti non dovuti a un imprenditore suo amico che sosteneva di essere stato duramente danneggiato dall’alluvione, mentre invece pare che l’alluvione non avesse neanche lambito la sua concessionaria di automobili. In primo grado è stato condannato a due anni, era stato anche arrestato per questo in appello e invece è stato assolto, la Procura Generale ha fatto ricorso in Cassazione e quindi il processo è pendente in Cassazione. Brigandin intanto è parlamentare italiano e vuole diventare anche parlamentare europeo.
Poi c’è Matteo Salvini, che non ha nessuna questione penale, ma qui l’impresentabilità non è soltanto penale: l’impresentabilità deriva anche da elementi di coerenza o di indecenza semplicemente politica, mentre magari può capitare che ci siano delle vicende penali che non turbano minimamente la possibilità di fare carriera. Pensate soltanto a De Magistris, che è stato indagato perché l’avevano denunciato dei suoi colleghi che gliene avevano combinate di tutti i colori, è stato recentemente assolto, ha ancora qualche rimanenza per altre denunce che gli hanno fatto: pensate, la Procura di Roma l’ha indagato per interruzione di pubblico servizio, perché con le sue rivelazioni alla Procura di Salerno avrebbe innescato quella perquisizione fatta dalla Procura di Salerno a Catanzaro che, portando via, sequestrando gli atti di “ why not?”, avrebbe paralizzato addirittura per un paio di giorni l’inchiesta “ why not?”, che invece procedeva così spedita. Stiamo parlando evidentemente di altro, non stiamo parlando di gente che va a bruciare, a imbrattare o a insultare o addirittura a approfittare del denaro pubblico o a mafiare, stiamo parlando di persone che vengono denunciate per essersi comportate correttamente e quindi le indagini fanno il suo corso.
Salvini non ha nessuna indagine di nessun genere: lo cito perché c’è un caso di nepotismo; sapete che la Lega Nord ha sempre combattuto il nepotismo (altrui naturalmente!), Salvini è quello che, diventando parlamentare europeo nel 2004, pensò bene di scegliere di portarsi come portaborse - lì lo chiamato l’assistente accreditato - il fratello di Bossi, Renzo Bossi, che aveva come curriculum europeo il fatto di gestire uno splendido negozio di autoricambi a Fagnano Olona, proprio il curriculum ideale per andare a fare l’assistente parlamentare a Bruxelles e a Strasburgo.
Francesco Speroni invece ha avuto un problema per quanto riguarda il processo di Verona sulle camice verdi, ma poi si è salvato grazie all’immunità parlamentare. Anche lui era con Borghezio a sventolare bandiere verdi e a insultare l’Italia durante il discorso di Ciampi qualche anno fa e, nel 2006, quando gli italiani hanno bocciato al referendum confermativo la controriforma costituzionale della devolution, per fortuna, ha così commentato: “ gli italiani fanno schifo, l’Italia fa schifo perché non vuole essere moderna!”. Uno che dice che gli italiani fanno schifo chiede il voto agli italiani per tornare al Parlamento europeo: anche lui ha sempre tuonato contro le pratiche nepotiste di Roma ladrona e quindi, come assistente accreditato al Parlamento europeo, si è portato un altro membro della famiglia Bossi, ovvero il primogenito di primo letto Renzo Bossi, che studia da fuoricorso all’università, è noto come un appassionato di automobili e non si è capito bene che cosa ci stia a fare o ci stesse a fare al Parlamento europeo. Stiamo parlando di portaborse, assistenti pagati profumatamente con denaro pubblico: pare che prendano al lordo 12. 000 Euro al mese, pensate.



L''Udc ha Magdi Allam, il quale anche lui non ha nessun problema di tipo penale etc.: forse è un po’ tanto invasato, ha una rubrica che si chiama Il Crociato, ha un partito che si chiama Protagonisti per l’Europa Cristiana e si propone di dichiarare non leciti eticamente addirittura il divorzio e le unioni tra omosessuali e ha sostenuto, in nome del dialogo con l’Islam, che l’Islam moderato non esiste e che l’Islam non è una vera religione buona e anzi il Corano è un libro che incita all’odio, alla violenza e alla morte. Forse buttare benzina sul fuoco con un personaggio così stravagante non è il caso, di questi tempi!
Poi c’è Ugo Bergamo: Ugo Bergamo non lo conosce nessuno, è un Avvocato, un ex Sindaco di Venezia della Democrazia Cristiana, un ex parlamentare dell’Udc che dal 2005 siede nel Consiglio Superiore della Magistratura e ha avuto un ruolo fondamentale nello sparare a zero contro i magistrati di Salerno, il giorno stesso in cui perquisirono il palazzaccio di Catanzaro.
Promise di provvedere immediatamente per rimuovere questo bubbone (i magistrati onesti di Salerno), anticipò allegramente il giudizio, come già aveva fatto la signora Letizia Vacca, contro Clementina Forleo e Luigi De Magistris e poi fu di parola, perché infatti Nuzzi, Verasani e Apicella furono tutti cacciati. Questo maestro di morale in casa altrui era anche passato alle cronache perché, nel 2002, mentre in Senato si approvava la Legge Cirami, lui fu beccato come pianista: era una specie di piovra di Laoconte, che votava con molte mani e molte braccia per i vicini assenti e quindi, naturalmente, era proprio la figura morale ideale per insegnare l’etica ai magistrati di Salerno.
Poi c’è Ciriaco De Mita, il quale è uno spettacolo vivente: ha 82 anni, è in Parlamento da 46 anni, si è fatto 12 legislature, insomma è stato protagonista di quella meravigliosa ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia. Si è salvato per molte prescrizioni e, soprattutto, per l’amnistia dell’89 da Tangentopoli per tutti i finanziamenti illeciti che la DC prendeva prima dell’89 e quindi prima che fosse tutto amnistiato e insomma, è proprio una giovane promessa della politica che si affaccia sul campo, pronta a dare il suo contributo al rinnovamento delle classi dirigenti!
Sempre nell’Udc c’è Giuseppe Naro, che è un messinese che ha una condanna definitiva a sei mesi per abuso d’ufficio, in quanto avrebbe acquistato.. anzi, la sentenza è definitiva, degli ingrandimenti fotografici, 462 ingrandimenti fotografici con denaro pubblico per 800 milioni di lire e poi ha avuto due prescrizioni in altre due inchieste e quindi, naturalmente, è pronto, anche lui, per l’Europa.
Poi c’è Ferdinando Pinto, che è stato processato -e poi con fasi alterne alla fine è stato assolto, perché mancavano le prove - per aver incendiato il Teatro Petruzzelli. Ma nel processo civile che gli hanno intentato i proprietari del Teatro Petruzzelli, di cui lui era il gestore e il Presidente, è stato condannato a pagare 57 miliardi di lire alla famiglia dei proprietari: miliardi che non ha mai pagato, perché pare che il teatro non fosse assicurato.
L’altro giorno, proprio pochi giorni fa, si è aperto il 29 aprile a suo carico un altro processo penale, davanti al Gup di Bari, perché lui è accusato di aver depistato le indagini per procurarsi l’impunità nel processo sul rogo al Petruzzelli e lì la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio per reati che vanno dal falso materiale e ideologico alla contraffazione di pubblici sigilli, alla calunnia, al falso giuramento della parte, alla falsa testimonianza, alla violenza privata e alla violenza semplice, il tutto aggravato dalla finalità di coprire le responsabilità del clan della Sacra Corona Unita e il famoso clan Capriati, quello del boss di Barivecchia.
Completa il quadro di questa meravigliosa squadra messa insieme dall’Udc Saverio Romano, il quale è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa in Sicilia, a Palermo, per i suoi rapporti insieme a Cuffaro presunti con il clan Guttadauro e, in più, è sotto osservazione per certe dichiarazioni che ha fatto il figlio di Ciancimino su certi regali in denaro che sarebbero arrivati, tra gli altri, anche a lui, anche se lui legittimamente nega.
C’è poi Angelo Sanza, sempre nell’Udc , che è lì da undici legislature, un quasi De Mita: un quasi De Mita lucano che ha passato una serie di partiti e che era uscito da Tangentopoli perché si era accertato che aveva ricevuto 200 milioni dal finanziere Florio Fiorini, ma un giudice molto spiritoso aveva stabilito che, essendo soldi arrivati da una società estera, allora non costituivano reato e poi la Procura di Milano fece appello contro questa sentenza stravagante, ma lo fece fuori termine e conseguentemente Sanza se la cavò e anche lui lo riportiamo, se tutto va bene, in Europa, visto che è in Parlamento ininterrottamente soltanto dal 1972, quando molti di voi credo non fossero mai nati, lui era già lì.
Dimenticavo Emanuele Filiberto di Savoia: non mi pare di dover aggiungere niente, insomma Emanuele Filiberto di Savoia, quello di “ Ballando con le Stelle”, quello.. Emanuele Filiberto di Savoia, quello lì, quella testa coronata potremmo definirlo.

Che cosa è la P2

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P2
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
« Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere.[1] »

« Con la P2 avevamo l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia.[2] »
(Licio Gelli)

La loggia massonica Propaganda Due, più nota come P2, già appartenente al Grande Oriente d'Italia, è stata una loggia "coperta", cioè segreta, nata per reclutare nuovi adepti alla causa massonica con evidenti fini di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale italiano.

Questa circostanza, insieme alla caratteristica di riunire in segreto circa mille personalità di primo piano, principalmente della politica e dell'Amministrazione dello Stato italiano, suscitò uno dei più gravi scandali politici nella storia della Repubblica Italiana. Tra i tanti iscritti era presente anche l'allora imprenditore Silvio Berlusconi, prosciolto[3] dalla Corte d'appello di Verona nel 1990 dall'aver giurato il falso davanti ai giudici a proposito della sua affiliazione alla loggia massonica P2, perché tale reato era stato estinto da un'amnistia del 1989.

La complessità e la vastità delle implicazioni del "caso P2" furono tali che ne scaturirono leggi speciali, emanate allo scopo di arginare le associazioni segrete, in attuazione dell'articolo 18 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Indice
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* 1 Origini
* 2 La P2 e Licio Gelli
* 3 La scoperta della lista e del programma
* 4 Le mani sui mass media
* 5 La lista
* 6 La bufera politica
* 7 La Commissione parlamentare
* 8 L'Italia dopo la P2
* 9 Dettagli sulla lista
o 9.1 Elenco per categorie lavorative degli iscritti
* 10 Note
* 11 Bibliografia
* 12 Voci correlate
* 13 Altri progetti
* 14 Collegamenti esterni

Origini [modifica]

La loggia Propaganda, come si chiamava in origine, fu istituita nel 1877 dal Gran maestro Giuseppe Mazzoni, ma fu Adriano Lemmi (Gran maestro dal 1885 al 1895) a darle prestigio, riunendo al suo interno deputati, senatori e banchieri del Regno d'Italia che, in ragione dei loro incarichi, erano costretti a lasciare le loro logge territoriali e stabilirsi a Roma.

Nel 1893 scoppiò lo scandalo della Banca Romana che mise alla luce gravi irregolarità amministrative commesse da numerosi banchieri italiani, molti dei quali legati alla loggia Propaganda. In seguito allo scandalo, questa venne ridimensionata e marginalizzata.

Dopo la prima guerra mondiale, la massoneria italiana sostenne il fascismo – pur disapprovando lo squadrismo – almeno fino al febbraio 1923, quando il Gran Consiglio del Fascismo dichiarò l’incompatibilità tra fascismo e massoneria. Due anni dopo le leggi fasciste abolirono le libertà di stampa e di associazione, costringendo il Gran maestro della loggia Propaganda, Domizio Torrigiani, a firmare il decreto di scioglimento.

La Liberazione sancì la rinascita della loggia Propaganda, che prese il nome "Propaganda 2" per ragioni di numerazione delle logge italiane imposte dal Grande Oriente d'Italia e venne riorganizzata sotto l'influenza della massoneria americana.

La relazione della Commissione parlamentare sulla P2, firmata da Tina Anselmi, mette in luce la persona che mise in stretto legame la massoneria italiana e americana: il reverendo Frank Gigliotti, già agente della sezione italiana dell’OSS, in seguito agente CIA e responsabile, tra gli altri, della riorganizzazione della mafia in Italia[4].

La P2 e Licio Gelli [modifica]
Licio Gelli ai tempi dell'esplosione del caso P2

Nel 1969 fu chiesto all'allora sconosciuto Licio Gelli (che era entrato nella massoneria solo nel 1965) di «operare per la unificazione delle varie comunità massoniche, secondo l'indirizzo ecumenico proprio della gran maestranza di Gamberini, che operava sia per la riunificazione con la comunione di Piazza del Gesù, sia per far cadere le preclusioni esistenti con il mondo cattolico» (dal testo della commissione Anselmi) e, un anno dopo, Lino Salvini (succeduto da poco a Giordano Gamberini come Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia) gli delegò la gestione della Loggia P2, conferendogli altresì la facoltà di iniziare nuovi iscritti, funzione che tradizionalmente fino ad allora era prerogativa solo del Gran Maestro e dei Maestri Venerabili o di chi aveva in passato ricoperto tali cariche. Durante l'ultimo periodo alla guida del GOI, Gamberini fece entrare nell'ordine numerosi militari che gli erano stati segnalati da Gelli.

Gelli, un piccolo imprenditore toscano che in passato si era schierato sia col fascismo (tanto da andare a combattere come volontario nella guerra civile spagnola e da essere poi agente di collegamento con i nazisti durante l'occupazione della Jugoslavia), sia con l'antifascismo (in particolare organizzò la fuga dei partigiani dal carcere delle Ville Sbertoli in collaborazione col partigiano Silvano Fedi), godeva anche di profonde aderenze presso la "corte" del generale argentino Juan Domingo Perón: una famosa fotografia lo ritrae alla Casa Rosada insieme al presidente ed a Giulio Andreotti.

Per ragioni mai del tutto chiarite, la carriera di Licio Gelli all'interno della loggia P2 fu rapidissima. Una volta preso il potere al vertice della Loggia, la trasformò in un punto di raccolta di imprenditori e funzionari statali di ogni livello (fra quelli alti), con una particolare predilezione per gli ambienti militari.

Nel 1970 Licio Gelli e la P2 presero parte al Golpe Borghese, come descritto nel dossier del SID consegnato incompleto da Andreotti nel 1974 alla magistratura romana e reso pubblico nella versione integrale solo nel 1991; le parti cancellate (omesse perché, a detta di Andreotti, avrebbero causato un terremoto politico per via dei nomi implicati) includevano il nome di Giovanni Torrisi, successivamente Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il 1980 e il 1981, e i nomi e la compartecipazione della P2 e di Licio Gelli, che si sarebbe dovuto occupare del rapimento dell'allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.

Il 19 giugno 1971 Salvini pose di fatto Gelli a capo della loggia P2, inizialmente con la carica di "segretario organizzativo". Sempre nel 1971, Salvini decise la fondazione di un'altra loggia coperta, la loggia P1, che doveva essere più elitaria e selettiva della loggia P2 e limitata a persone che fossero impiegate nella gestione dello stato, in cui Gelli dopo poco tempo ricoprì il ruolo di Primo Sorvegliante.

Nel 1973, come nei progetti del precedente Gran maestro Gamberini, si riunificarono le due famiglie massoniche di "Palazzo Giustiniani" e quella di "Piazza del Gesù" (quest'ultima nata da una scissione negli anni sessanta avvenuta nella Serenissima Gran Loggia d'Italia), guidata da Francesco Bellantonio, ex funzionario dell'ENI e parente di Michele Sindona.

Come conseguenza di questa riunificazione (che ebbe vita breve, solo 2 anni) la loggia Giustizia e Libertà – loggia "coperta" e quindi anch'essa segreta facente parte del gruppo massonico di "Piazza del Gesù", che contava tra i suoi iscritti politici di tutti gli schieramenti, militari, banchieri (per un breve periodo ne avevano fatto parte personaggi legati al Piano Solo, come il generale Giovanni De Lorenzo e il senatore Cesare Merzagora e risultava iscritto anche Enrico Cuccia) – vide molti dei suoi iscritti passare alla P2.

La commissione parlamentare scoprì, nelle sue indagini e tramite le dichiarazioni rese da diversi massoni, che negli anni vi furono diversi tentativi di ridurre il potere di Gelli all'interno della massoneria, tutti senza esito.

Nel dicembre 1974, al culmine della strategia della tensione, diversi magistrati iniziarono ad occuparsi del "gruppo di Gelli". I Maestri Venerabili riuniti nella Gran Loggia di Napoli decretarono lo scioglimento della Loggia P2, ma la decisione rimase quasi senza conseguenze. In base ai documenti esaminati dalla commissione Anselmi, in quel periodo il gran Maestro Salvini confidò ad un confratello di essere stato informato da Gelli sull'eventualità di possibili soluzioni politiche di tipo autoritario.

In conseguenza della votazione dell'anno precedente si ebbero forti contrasti tra Gelli e Salvini e il primo, in occasione di un'assemblea tenutasi nel marzo 1975, produsse prove (secondo alcune ricostruzioni giornalistiche falsi creati appositamente) su presunti reati finanziari compiuti dal gran maestro, ritirando successivamente le accuse; a seguito di questi fatti, con la mediazione di Gamberini il 12 maggio 1975 venne ricostituita una Loggia P2, ufficialmente non "coperta" e con poche decine di affiliati noti che però non risultavano tra gli iscritti del GOI, con Gelli come Maestro Venerabile, e che venne sciolta, su richiesta dello stesso, poco più di un anno dopo, il 26 luglio 1976, anche per la pressione dei media di sinistra e della magistratura (e grazie ad informazioni fatte filtrare dal gruppo dei "massoni democratici" che si opponeva a Gelli all'interno del GOI). Sempre in quel periodo, divennero sempre più frequenti campagne stampa e indagini che accusavano la loggia e la massoneria di essere legate ad avvenimenti criminali, quali i sequestri di persona, e di avere rapporti con ambienti di estrema destra legati all'eversione nera.

Ufficialmente per il GOI la Loggia P2 era ormai sospesa, ma in pratica questa continuava ad esistere come gruppo gestito direttamente da Gelli, mantenendo comunque rapporti (documentati dalla commissione) con Salvini, Gamberini (che dopo il 1976, nella sua veste di ex Gran Maestro, continuò a celebrare molte iniziazioni per conto della Loggia P2) e gli altri vertici della massoneria.

La commissione Anselmi nella sua relazione parlò a proposito dei rapporti tra Gelli e la massoneria di «rapporti non chiari di reciproca dipendenza, se non di ricatto, che egli instaurò con i Gran Maestri e con i loro collaboratori diretti» e specificando che:
« Ma al di là dei riferimenti testuali e documentali, pur inequivocabili, da inquadrare peraltro nella assoluta disinvoltura con la quale il Grande Oriente gestiva le procedure, quello che va realisticamente considerato è che non appare assolutamente credibile sostenere che l'attività massiccia di proselitismo portata avanti in questi anni dal Gelli - che coinvolgeva alcune centinaia di persone, per lo più di rango e cultura di livello superiore - sia potuta avvenire frodando allo stesso tempo ed in pari misura il Grande Oriente e gli iniziandi. Né appare dignitosamente sostenibile che tutto ciò si sia verificato senza che il primo venisse mai a conoscenza del fenomeno ed i secondi non venissero mai a sospettare della supposta frode perpetrata a loro danno, consistente nell'affiliazione abusiva ad un ente totalmente all'oscuro di tale procedura.

Sembra invece più ragionevole ritenere che la sospensione decretata nel 1976 rappresentò una più sofisticata forma di copertura, alla quale fu giocoforza ricorrere perché Gelli e la sua loggia costituivano un ingombro non più tollerabile per l'istituzione. Si pervenne così al duplice risultato di salvaguardare nella forma la posizione del Grande Oriente, consentendo nel contempo al Gelli di continuare ad operare in una posizione di segretezza che lo poneva al di fuori di ogni controllo proveniente non solo dall'esterno dell'organizzazione ma altresì da elementi interni. A tal proposito si ricordi che non ultimo vantaggio acquisito era quello di avere eliminato dall'organizzazione il gruppo dei cosiddetti "massoni democratici", avversari di lunga data del Gelli e dei suoi protettori.

Bisogna infatti riconoscere che una spiegazione della Loggia P2, risolta tutta in chiave massonica, non spiega il fenomeno nella sua genesi più profonda e nel suo sorprendente sviluppo successivo. Per rendere esplicita questa affermazione non si può non riconoscere come Licio Gelli appaia, sotto ogni punto di vista, un massone del tutto atipico: egli non si presenta cioè come il naturale ed emblematico esponente di una organizzazione la cui causa ha sposato con convinta adesione, informando le sue azioni, sia pur distorte e censurabili, al fine ultimo della maggior gloria della famiglia; Licio Gelli, in altri termini, non sembra sotto nessun profilo, nella sua contrastata vita massonica, un nuovo Adriano Lemmi, quanto piuttosto un corpo estraneo alla comunione, come iniettato dall'esterno, che con essa stabilisce un rapporto di continua, sorvegliata strumentalizzazione.

Possiamo quindi affermare che tutti gli elementi a nostra disposizione inducono a ritenere come la presenza di Gelli nella comunione di Palazzo Giustiniani appaia come quella di elemento in essa inserito secondo una precisa strategia di infiltrazione, che sembra aver sollevato nel suo momento iniziale non poche perplessità e resistenze nell'organismo ricevente, e che esse vennero superate probabilmente solo grazie all'interessamento dei vertici dell'istituzione i quali, questo è certo, da quel momento in poi appaiono in intrinseco e non usuale rapporto di solidarietà con il nuovo adepto. Questa infiltrazione inoltre fu preordinata e realizzata secondo il fine specifico di portare Licio Gelli direttamente entro la Loggia Propaganda, instaurando un singolare rapporto di identificazione tra il personaggio e l'organismo, il quale ultimo finì per trasformarsi gradualmente in una entità morfologicamente e funzionalmente affatto diversa e nuova, secondo la ricostruzione degli eventi proposta. Quanto detto appare suffragare l'enunciazione dalla quale eravamo partiti, perché il rapporto tra Licio Gelli e la massoneria viene a rovesciarsi in una prospettiva secondo la quale il Venerabile aretino, lungi dal porsi rispetto ad esso in un rapporto di causa ed effetto, come ultimo prodotto di un processo generativo interno di autonomo impulso, assume piuttosto le vesti di elemento indotto, di programmato utilizzatore delle strutture e della immagine pubblicamente conosciuta della comunione, per condurre tramite esse ed al loro riparo quelle operazioni che costituirono l'autentico nucleo di interessi e di attività che la Loggia P2 venne a rappresentare.

Quello che per la Commissione è di primario interesse sottolineare è che la massoneria di Palazzo Giustiniani è venuta a trovarsi, nel seguito della vicenda gelliana, nella duplice veste di complice e vittima, essendone inconsapevole la base e conniventi i vertici. Non v'ha dubbio infatti che la comunione di Palazzo Giustiniani in senso specifico e la massoneria in senso lato abbiano negativamente risentito dell'attenzione, tutta di segno contrario, che su di esse si è venuta a concentrare, ma altrettanto indubbio risulta che l'operazione Gelli, sommatoriamente considerata, abbia in quegli ambienti trovato una sostanziale copertura - per non dire oggettiva complicità - senza la quale essa non avrebbe mai potuto essere, non che realizzata, nemmeno progettata. Quando parliamo di complicità - pur sostanziale che sia - non si vuole peraltro fare riferimento soltanto a quella esplicita dei vertici dell'associazione, peraltro espressione elettiva della base degli associati, ma altresì a quella più generale situazione risolventesi in una pratica di riservatezza, sancita dagli statuti, ma ancor più da una concreta tradizione di radicato costume massonico degli affiliati tutti, che ha costituito l'imprescindibile terreno di coltura per l'innesto dell'operazione. Perché certo è che Licio Gelli non ha inventato la Loggia P2, né per primo ha contrassegnato l'organismo con la caratteristica della segretezza, ed altrettanto certo è che non è stato Gelli ad escogitare la tecnica della copertura, ma l'una e l'altra ha trovato funzionanti e vitali nell'ambito massonico: che poi se ne sia impossessato e ne abbia fatto suo strumento in senso peggiorativo, questo è particolare che ci interessa per comprendere meglio Licio Gelli e non la massoneria. Il discorso sui rapporti tra Gelli e la massoneria è approdato a conclusioni che si ritengono sufficientemente stabilite e tali da consentire, a chi ne abbia interesse, di trarre le proprie conclusioni. La situazione che si delinea al termine del lungo processo sin qui ricostruito è pertanto contrassegnata da due connotati fondamentali:

* Gelli ha acquisito nella seconda metà degli anni settanta il controllo completo ed incontrastato della Loggia Propaganda Due, espropriandone il naturale titolare e cioè il Gran Maestro;
* la Loggia Propaganda Due non può nemmeno eufemisticamente definirsi riservata e coperta: si tratta ormai di una associazione segreta, tale segretezza sussistendo non solo nei confronti dell'ordinamento generale e della società civile ma altresì rispetto alla organizzazione che ad essa aveva dato vita. »


(relazione di maggioranza della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2[5])

Nel periodo del 1976 al 1981 la P2 ebbe la massima espansione ed influenza e cominciò ad operare anche all'estero (pare che abbia tentato proselitismo in Uruguay, Brasile, Venezuela, Argentina e in Romania, paesi nei quali avrebbe, secondo alcuni, tentato di influire sulle rispettive situazioni politiche)[6].

Secondo la commissione d'inchiesta, la Loggia P2 e Gelli stesso goderono di «una sorta di cordone sanitario informativo posto dai Servizi a tutela ed a salvaguardia del Gelli e di quanto lo riguarda» a partire dal 1950 (anno in cui venne segnalato ai servizi il rapporto "Cominform", a cui però non seguirono indagini), che permise al gruppo di agire indisturbato, arrivando alla conclusione che Gelli stesso facesse parte dei servizi segreti:
« Tra le varie spiegazioni possibili di tale costante atteggiamento scartata quella della Inefficienza dei Servizi perché palesemente non proponibile - non rimane altra conclusione che quella di riconoscere che il Gelli è egli stesso persona di appartenenza ai Servizi, poiché solo ricorrendo a tale ipotesi trova logica spiegazione la copertura di questi assicurata al Gelli in modo sia passivo, non assumendo informazioni sull'individuo, sia attivo, non fornendone all'autorità politica che ne fa richiesta. I riscontri forniti e la linea di argomentazione che su di essi abbiamo incentrato, testimoniano in modo chiaro l'esistenza di una barriera protettiva posta dei Servizi a tutela di Gelli e della loggia P2 che scatta puntuale di fronte a qualsiasi autorità politica e giudiziaria, che chieda, nell'esercizio delle sue funzioni, ragguagli e delucidazioni su questi argomenti. Abbiamo individuato la ragione profonda di questo comportamento nell'appartenenza di Licio Gelli all'ambiente dei Servizi segreti, ed abbiamo datato questa milizia al 1950, anno di compilazione dell'informativa COMINFORM. Le conseguenze di tale affermazione sono che la ragione vera dei cordone sanitario informativo va cercata non nel presunto controllo che Gelli eserciterebbe nei Servizi segreti, ma nell'opposta ragione del controllo che essi hanno del personaggio. Le conclusioni che abbiamo esposto sono di tenore tale che l'estensore di queste note avverte per primo l'esigenza di procedere con la massima cautela possibile in questa materia, per la quale peraltro, si deve riconoscere, è del tutto illusorio sperare di raggiungere dimostrazioni che poggino su prove inconfutabili. Si è così argomentato sulla base dei documenti proponendo una linea interpretativa che si riconduca a logica e coerenza, pronti a verificare tale assunto con altre possibili ricostruzioni posto che, secondo l'assunto metodologico seguito, consentano di fornire altra spiegazione coerente ed unitaria dei fenomeni. »

(relazione della Commissione Anselmi)

Secondo la commissione, Licio Gelli mantenne fino al primo dopoguerra un atteggiamento ambiguo, permettendogli di legarsi a chiunque avesse avuto le redini del potere in Italia dopo la guerra (fossero i nazifascisti, fossero gli Alleati e i loro gruppi politici di riferimento o fossero i comunisti filo sovietici) e il rapporto "Cominform", che lo denunciava come spia dormiente dei servizi segreti dell'Est (probabilmente posizione frutto di accordi durante questo periodo ambiguo), su cui i servizi non indagarono, sarebbe divenuto una garanzia sulla sua fedeltà che i servizi avrebbero potuto eventualmente usare, denunciandolo come spia filo sovietica e distruggendo quindi la sua figura fortemente anti-comunista che era venuta a crearsi nel tempo.

Circa le motivazioni per le quali personaggi tanto affermati avrebbero aderito alla P2, secondo taluni l'abilità di Licio Gelli sarebbe consistita nel sollecitare il diffuso desiderio di mantenere ed accrescere il proprio potere personale; a costoro, l'iscrizione alla loggia sarebbe apparsa di estrema opportunità per raggiungere posizioni di potere di primaria importanza, anche eventualmente partecipando ad azioni coordinate al fine di assicurarsi il controllo sia pure indiretto del governo e di numerose alte istituzioni pubbliche e private italiane.

Secondo altre interpretazioni, la loggia altro non sarebbe stata che un punto di raccordo fra diverse spinte che già prima andavano organizzandosi per influire sugli andamenti politici dello Stato.

Non va dimenticato che proprio in quegli anni montava la strategia della tensione e che da molte parti della società si auspicava una svolta politica di impronta decisa, capace di sopperire alla perniciosa inefficienza sociale, economica e pratica dell'impianto statale.

A posteriori, la Commissione parlamentare d'inchiesta ricostruì che verso la fine degli anni settanta il rapporto fra Gelli ed i suoi amici-alleati statunitensi e dei servizi segreti si sarebbe incrinato, e sarebbero cominciate a circolare sollecitazioni a farsi da parte, inoltrate anche nella suggestiva forma di fornire al giornalista Mino Pecorelli (poi assassinato) il famoso rapporto "Cominform" perché lo pubblicasse ed avanzasse così il sospetto che Gelli agisse per qualche servizio segreto di paesi comunisti.

Gelli reagì rilasciando un'imprevista intervista, nella quale qualcuno ha supposto che abbia inviato messaggi in codice; ma sembra accertato che, poco dopo, un uomo di fiducia di Michele Sindona abbia fornito ai giudici di Milano elementi sufficienti per interessarsi del capo della loggia.

Il 31 ottobre 1981, sette mesi dopo il rinvenimento delle liste e dello scandalo conseguente, la corte centrale del Grande Oriente d'Italia presieduta dal nuovo Gran Maestro Armando Corona, espulse Gelli dal consesso massonico. Per il Grande Oriente d'Italia la "Loggia di Propaganda 2" aveva sospeso ufficialmente la propria attività all'interno del GOI stesso già nel 1976 e pertanto non poteva essere sciolta, essendo già sospesa. Ciò significava che la P2 di Gelli dal 1976 non agiva più all'interno del consenso massonico, ma autonomamente.

La scoperta della lista e del programma [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Piano di rinascita democratica.

Il 17 marzo 1981 i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell'ambito di una inchiesta sul presunto rapimento dell'avvocato e uomo d'affari siciliano Michele Sindona, fecero perquisire la villa di Gelli ad Arezzo, "Villa Wanda", e la fabbrica di sua proprietà (la "Giole" a Castiglion Fibocchi presso Arezzo – divisione giovane di "Lebole"); l'operazione, eseguita dalla sezione del colonnello Bianchi della Guardia di Finanza, scoprì fra gli archivi della "Giole" una lista di quasi mille iscritti alla loggia P2, fra i quali il comandante generale dello stesso corpo, Orazio Giannini (tessera n. 832). Lo stesso Michele Sindona comparve nella lista degli iscritti alla P2, confermando le intuizioni dei giudici istruttori.

Il colonnello Bianchi resistette a vari tentativi di intimidazione, in quanto erano ancora al potere gran parte delle persone che ivi erano citate, e pubblicò la lista.

Licio Gelli, per il quale la magistratura spiccò un ordine di cattura il 22 maggio 1981 per violazione dell'art. 257 del codice penale (spionaggio politico o militare – si riteneva che Gelli possedesse copie di alcuni dossier riservati del SIFAR e di altri servizi segreti), si rifugiò temporaneamente in Uruguay.

La commissione parlamentare Anselmi, creata il 9 dicembre 1981, ritenne che la P2 fosse strutturata come due piramidi sovrapposte, con i 972 nomi della lista appartenenti alla piramide in basso, Gelli come punto di congiunzione tra le due piramidi e una piramide superiore composta da nomi che figuravano su un'altra lista composta da personaggi che trasmettevano gli ordini alla piramide inferiore. A detta di alcuni giornalisti, tale lista sarebbe stata portata da Gelli a Montevideo.

Secondo il procuratore di Roma del periodo, gli iscritti delle due liste dovevano essere complessivamente 2000 e in un'intervista rilasciata da Gelli al settimanale L'espresso del 10 luglio 1976 questi affermò che gli iscritti alla Loggia P2 erano allora 2400 (secondo la commissione parlamentare che ebbe modo di leggere alcune corrispondenze tra Gelli e i capigruppo della loggia, intorno al 1979 vi fu una revisione generale degli elenchi degli iscritti, per cui le persone iscritte dopo quella data potevano effettivamente essere in numero minore). Comunque sia, una buona metà dei nomi mancherebbe ancora all'appello ed anche diversi appartenenti alla massoneria ascoltati dalla suddetta commissione affermarono che la lista era veritiera ma incompleta.

Fu immediatamente intuito che i documenti sequestrati testimoniavano dell'esistenza di un'organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del potere in Italia: il "piano di rinascita democratica", un elaborato a mezza via fra un manifesto ed uno studio di fattibilità sequestrato qualche mese dopo alla figlia di Gelli, conteneva una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, indicazioni per l'avvio di opere di selezionato proselitismo e, opportunamente, anche un preventivo dei costi per l'acquisizione delle funzioni vitali del potere: «La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo».

A chiare lettere si indicavano come fini primari (il termine "obiettivi" è usato in quel testo in senso militare, per "bersagli" di blandizie) il riordino dello stato in senso istituzionalistico, il ripristino di un'impostazione selettiva (forse classista) dei percorsi sociali, insomma - secondo molti - una svolta autoritaria.

Ma i dettagli del programma non erano di minor interesse. Se da un lato si propugnava la «abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attuasse i precetti della Costituzione)», giustificata dalla carenza di tecnici in tempi di disoccupazione intellettuale, dall'altro lato occorreva «ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive», sempre che la magistratura volesse decidersi a condannarli.

Portare il Consiglio Superiore della Magistratura sotto il controllo dell'esecutivo, separare le carriere dei magistrati, rompere l'unità sindacale e abolire il monopolio della Rai erano altri punti del progetto.

Le persone "da reclutare" nei partiti, dal canto loro, dovevano ottenere addirittura il "predominio" (testuale) sulle proprie organizzazioni (nel piano vengono indicati «per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli»), mentre i giornalisti "reclutati" avrebbero dovuto "simpatizzare" per gli uomini segnalati dalla "loggia". Non si sa se questa parte del piano fosse già stata attuata o meno; una parte dei politici indicati ebbero poi ruoli di primo piano nei loro partiti e nel governo. Si deve però rammentare che questi nomi erano considerati solo "da reclutare", quindi non si sa se furono mai contattati a tale scopo da Gelli.

Il programma non era in realtà che una sorta di memorandum che preannunciava una serie di pressioni e di azioni che avrebbero mirato a conquistare il potere per conferirlo a fidati amici della loggia. Alcuni analisti odierni non mancano di rimarcare che molti degli argomenti trattati in quel programma sarebbero stati poi attuati da governi successivi, o perlomeno indicati come riforme prioritarie ed essenziali da parte di alcuni esponenti politici allora appartenenti ai partiti con cui la P2 aveva cercato contatti (o partiti eredi politici di questi).

Nonostante l'Italia fosse da secoli avvezza alla disinvoltura ed alla spregiudicatezza in politica, tanto da vantarne anche celeberrima letteratura specifica, la sensazione generale fu correttamente definita da molti interpreti del tempo come di "attonito sgomento".

Lo scandalo che seguì la scoperta della lista e dei suoi legami con i casi Sindona e Calvi ebbe al tempo un'ampissima copertura mediatica, paragonabile solo a quello che avrà 10 anni dopo Tangentopoli.

Le mani sui mass media [modifica]
« Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media[7] »

(Licio Gelli)

La scoperta del Piano di rinascita democratica ha permesso di comprendere le ragioni dei notevoli cambiamenti all'interno dei mass media italiani alla fine degli anni '70.

La scalata ai media italiani iniziò dall’obiettivo più ambito: il Corriere della Sera, il quotidiano nazionale più diffuso e allo stesso tempo più autorevole. Per questa operazione Licio Gelli fu coadiuvato dal suo braccio destro Umberto Ortolani, dal banchiere Roberto Calvi, dall’imprenditore Eugenio Cefis e dalle casse dello IOR, l’Istituto per le Opere di Religione. Infine era necessario un editore interessato all’acquisto della testata giornalistica più importante d’Italia, e furono individuati i Rizzoli. I due fratelli furono convinti dalle buone maniere e dalle argomentazioni di Ortolani e Gelli ad entrare nella P2, anche se vi si iscrisse solo Angelo, nipote dell’omonimo capostipite.

I Rizzoli, sostenuti finanziariamente da Eugenio Cefis, nel 1974 si decisero quindi per l'acquisto, ma si resero conto ben presto che l'operazione si sarebbe rivelata molto più onerosa di quello che ci si aspettava. Angelo Rizzoli quindi si mise alla ricerca di altri fondi presso le banche italiane, inconsapevole del fatto che molte erano presiedute o dirette da affiliati della P2, e che quindi la decisione di concedergli nuovi liquidi era condizionata dal parere di Gelli. Non vedendo altre vie di uscita, nel luglio del 1977 si appellò al Maestro Venerabile: questi gli concesse nuovi fondi, provenienti dallo IOR, così da rendere i Rizzoli sempre più indebitati nei confronti della loggia ed economicamente deboli. In questo modo non fu difficile far passare il controllo della casa editrice al sistema Gelli-Calvi-IOR.

Gelli quindi ottenne il suo primo obiettivo: inserì nei posti chiave dalla Rizzoli i suoi uomini, uno su tutti Franco Di Bella al posto di Piero Ottone, direttore del “Corriere della Sera”. Il controllo del quotidiano dava alla P2 un potere enorme:

* poteva condizionare ai propri voleri la condotta dei politici, ai quali l'adesione all’area piduista era ripagata con articoli e interviste compiacenti che garantivano visibilità presso l’opinione pubblica;
* poteva inserire nell'organico del quotidiano personaggi affiliati alla loggia, come Maurizio Costanzo, Silvio Berlusconi, Fabrizio Trecca, con l'ovvio intento di pubblicare articoli graditi alle alte sfere della P2;
* poteva infine censurare giornalisti, come capitò a Enzo Biagi, che sarebbe dovuto partire come corrispondente per l'Argentina, governata da una giunta militare golpista.

Nel 1977 la P2 spinse i Rizzoli verso l’acquisizione di molti altri quotidiani: Il Piccolo di Trieste, Il Giornale di Sicilia di Palermo, l'Alto Adige di Bolzano e La Gazzetta dello Sport. Nel 1978 venne pubblicato ex-novo L'Eco di Padova e la casa editrice entrò nella proprietà de Il Lavoro di Genova e finanziò L'Adige di Trento. Nel 1979 la Rizzoli aumentò la propria quota azionaria del periodico TV Sorrisi e Canzoni portandola al 52% e ottenendone il controllo. Infine, nonostante l'opposizione dei Rizzoli, venne fondato L'Occhio, con direttore Maurizio Costanzo.

Secondo il piduista Antonio Buono, magistrato già presidente del tribunale di Forlì, e collaboratore de il Giornale, nel corso di un incontro a Cesena Gelli lo avrebbe informato del progetto di creare un “trust” di testate, nell'ambito della Rizzoli, in funzione antimarxista e anticomunista, e si sarebbe dovuta creare anche, nell'ambito di questo progetto, una agenzia di informazione – alternativa all'ANSA – che avrebbe trasmesso le veline ai vari direttori di questi giornali associati. Nell’occasione, il Venerabile incaricò Buono di reclutare il direttore de il Giornale: «Avevo un grande ascendente su Montanelli, e quindi avrei dovuto persuadere Montanelli, per il Giornale, a entrare».

Sebbene secondo persone vicine a Indro Montanelli in realtà Buono non avesse alcun ascendente su di lui, scrissero per il Giornale almeno due personaggi in contatto con gli ambienti massonici: lo stesso Buono e Michael Ledeen, corrispondente per il quotidiano, legato a CIA, SISMI e alla stessa P2. Inoltre nel 1978, viste le critiche condizioni finanziarie del quotidiano, Silvio Berlusconi entrò con una quota azionaria del 30%.

In quello stesso periodo, nacque Telemilanocavo, fondata da Giacomo Properzj e successivamente rilevato dall'allora piduista Silvio Berlusconi, che la fece poi diventare Telemilano, Telemilano 58 ed infine Canale 5, presumibilmente secondo la strategia seguita da Licio Gelli.

Una volta scoppiato lo scandalo, le ripercussioni sul gruppo Rizzoli furono enormi: il Corriere della Sera ne uscì pesantemente screditato e perse dal 1981 al 1983 100.000 copie, nonché le firme di Enzo Biagi, Alberto Ronchey e Gaetano Scardocchia. Franco Di Bella lasciò la direzione il 13 giugno e venne sostituito da Alberto Cavallari. L'Occhio e il Corriere d'informazione vennero chiusi, Il Piccolo, l'Alto Adige e Il Lavoro ceduti. Nessuna ripercussione si ebbe invece per Canale 5 ed il suo proprietario Silvio Berlusconi, che nello stesso anno dello scandalo acquisì Italia 1 e solo l'anno successivo Rete 4.

La lista [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Lista appartenenti alla P2.

La lista degli appartenenti alla P2 fu tenuta riservata per qualche tempo dopo la scoperta, ed i tentennamenti di Arnaldo Forlani nel renderla pubblica gli costarono la carica di presidente del consiglio e il temporaneo allontanamento dal proscenio politico-istituzionale.
Ricevuta di pagamento per l'iscrizione del dott. Silvio Berlusconi alla loggia massonica P2

Una volta resa pubblica il 21 maggio 1981, divenne presto memorabile. Tra i 932 iscritti (molti dei quali negheranno il loro coinvolgimento nella loggia), spiccavano i nomi di 44 parlamentari, 3 ministri del governo allora in carica, un segretario di partito, 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito italiano, 4 dell'aeronautica militare, 8 ammiragli, vari magistrati e funzionari pubblici, ma anche di giornalisti, personaggi legati al mondo dello spettacolo ed imprenditori come Silvio Berlusconi (a quel tempo non ancora in politica, tessera n° 1816), Vittorio Emanuele di Savoia, Maurizio Costanzo, Alighiero Noschese (morto suicida più di due anni prima della scoperta della lista) e Claudio Villa; in compagnia di Michele Sindona e Roberto Calvi, Umberto Ortolani e Leonardo Di Donna (presidente dell'ENI), Duilio Poggiolini e il personaggio televisivo professor Fabrizio Trecca, insieme a tutti i capi dei servizi segreti italiani e ai loro principali collaboratori.

Fra i generali, la stampa fece più volte il nome di Carlo Alberto Dalla Chiesa, sebbene risultasse solo un modulo di iscrizione firmato di suo pugno e nessuna prova di un'adesione attiva.

Circa i servizi segreti, si notò che vi erano iscritti non solo i capi, (fra i quali Vito Miceli a capo del SIOS e successivamente direttore del SID, Giuseppe Santovito del SISMI, Walter Pelosi del CESIS e Giulio Grassini del SISDE) che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna. Fra questi si facevano notare il generale Giovanni Allavena (responsabile dei famigerati "fascicoli" del SIFAR), il colonnello Minerva (gestore fra l'altro dell'intricato caso dell'aereo militare "Argo 16" e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) ed il generale Gian Adelio Maletti, che con il capitano Antonio La Bruna (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di Franco Freda e per questo processato e condannato per favoreggiamento.

La naturale funzione dei servizi segreti, va osservato, sarebbe effettivamente ben compatibile con la possibile infiltrazione di elementi anche in questa organizzazione, per legittimi motivi di servizio; la concentrazione però di così tanti elementi di elevato grado, non è mai riuscita a volare indenne sopra il sospetto.

Lo stesso Gelli, commentando la presenza di numerosi iscritti alla P2 nei comitati di esperti che si occuparono del rapimento di Aldo Moro (marzo-maggio 1978), ha affermato che la presenza di un elevato numero di affiliati alla loggia in questi era dovuto al fatto che al tempo molte personalità di primo piano erano iscritte, quindi era naturale che in questi se ne trovassero diverse. Gelli affermò che normalmente gli aderenti non erano a conoscenza dell'identità degli altri iscritti, ma che l'esistenza della loggia P2 era comunque nota, avendone parlato anche in diverse interviste ben prima della scoperta della lista.[8]

Fu avanzata l'ipotesi che la lista trovata a Villa Wanda non fosse la lista completa, e che molti altri nomi siano riusciti a non restare coinvolti. Nella ricostruzione della Commissione d'Inchiesta, ai circa mille della lista trovata sarebbero da aggiungere i presunti appartenenti a quel vertice occulto di cui Gelli sarebbe stato l'anello di congiunzione con la loggia. Lo stesso Gelli, come evidenziato anche dalla commissione Anselmi, in un'intervista del 1976, aveva parlato di più di duemilaquattrocento iscritti.

Circa il vertice occulto, poi, è nota la clamorosa accusa formulata dalla vedova di Roberto Calvi, che indicò in Giulio Andreotti il "vero padrone" della loggia, ma di tale affermazione non sono mai stati raccolti riscontri attendibili. È bensì vero che Andreotti aveva sempre smentito di conoscere Gelli, sino alla pubblicazione della citata foto di Buenos Aires.

La bufera politica [modifica]

Lo scandalo conseguente al ritrovamento delle liste della P2 fu senza precedenti.

Il capo del governo in carica, Arnaldo Forlani, fu costretto alle dimissioni nel giugno 1981 perché, più o meno volontariamente, aveva ritardato la conferma del ritrovamento e la pubblicazione delle liste. Al suo posto fu insediato il repubblicano Giovanni Spadolini, che divenne così il primo presidente del consiglio non appartenente alla Democrazia Cristiana della storia repubblicana.

Dalle sinistre si era prontamente levata una violentissima campagna d'accusa, che di fatto non sgradiva un eventuale riconoscimento del coinvolgimento di esponenti dei partiti di governo e del PSI, antica "concorrente" a sinistra del partito di Enrico Berlinguer. Soprattutto i comunisti avevano da recriminare contro un organismo che clandestinamente lavorava per la loro espulsione dalla società civile, e non risparmiarono ai partiti di governo ed ai loro esponenti accuse di golpismo e di prono asservimento ad interessi di potenze straniere.

Altri politici, tra cui Bettino Craxi del PSI e alcuni deputati della DC, attaccarono invece l'operato della magistratura, accusandola di aver dato per scontato la veridicità di tutta la lista che invece, secondo Craxi, mischiava "notori farabutti" (di cui però non faceva i nomi) a "galantuomini" e di aver causato, con le indagini e l'arresto di Roberto Calvi, una crisi della Borsa, che nel luglio 1981 dovette chiudere per una settimana per eccesso di ribasso.

Mentre, intimoriti dal clima arroventato, alcuni personaggi di altro campo come Maurizio Costanzo negavano ogni coinvolgimento (Costanzo fu poi costretto a lasciare la direzione del telegiornale Contatto del network PIN, facente capo al gruppo Rizzoli), altri come Roberto Gervaso erano rimasti a corto di adeguati aforismi oppure, come il deputato socialista Enrico Manca, che fu anche presidente della RAI, già minimizzavano la loro condivisione delle esperienze piduiste.

Si ebbe quindi una sorta di temporanea epurazione, in realtà agevolata dal ridotto desiderio degli interessati di restare sotto i riflettori, e molti piduisti si eclissarono dalle cariche più in vista, o si fecero da parte per poi ripresentarsi qualche tempo dopo.

La Commissione parlamentare [modifica]

Negli anni successivi fu istituita, per volontà del Presidente della Camera Nilde Iotti, una commissione parlamentare d'inchiesta, guidata dal deputato democristiano Tina Anselmi, ex partigiana "bianca" e prima donna a diventare ministro nella storia della Repubblica Italiana. La commissione affrontò un lungo lavoro di analisi per far luce sulla Loggia, considerata un punto di riferimento in Italia per ambienti dei servizi segreti americani intenzionati a tenere sotto controllo la vita politica italiana fino al punto, se necessario, di promuovere riforme costituzionali apposite o di organizzare un colpo di stato. Diede luogo ad una relazione di maggioranza ed una di minoranza. La prima, molto più articolata, mette in luce molti aspetti, quindi ad esempio:

* giudicò la lista attendibile ma presumibilmente incompleta;
* giudicò la Loggia «responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale» della Strage dell'Italicus;
* giudicò la Loggia «un complotto permanente che si plasma in funzione dell'evoluzione della situazione politica ufficiale»;
* sottolineò l'«uso privato della funzione pubblica da parte di alcuni apparati dello stato» legati alla Loggia;
* sottolineò la divisione funzionale della Loggia e quindi che, benché tutti gli affiliati fossero consapevoli del fine surrettizio della Loggia, fosse necessario individuare il settore di appartenenza dei singoli affiliati per risalire alle responsabilità personali;
* sottolineò che la presenza di alcuni imprenditori si poteva spiegare con i benefici economici che il legame con alti dirigenti di imprese pubbliche e banche poteva potenzialmente portare loro, per esempio sotto forma di credito concesso in misura superiore a quanto consentito dalle caratteristiche dell'impresa da finanziare (tra tali imprenditori viene citato Silvio Berlusconi);
* sottolineò come ci fossero «poche ma inequivocabili prove documentali» che provavano l'esistenza della Loggia di Montecarlo (ora Massonic Executive Committee) e della più elitaria P1, considerandole entrambe creazioni di Licio Gelli.

Un'apposita legge, la numero 17 del 25 gennaio 1982, sciolse la P2 e rese illegale il funzionamento di associazioni segrete con analoghe finalità, del resto in attuazione del secondo comma dell'articolo 18 della Costituzione Italiana, che più genericamente proibisce le associazioni a scopi, anche indirettamente, politici mediante organizzazioni di carattere militare. Il giornalista e politico Massimo Teodori membro della succitata commissione, asserì: «la Loggia P2 non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica»[9]. La P2 fu oggetto d'indagine anche della Commissione Stragi per un presunto coinvolgimento in alcune stragi, ma non portò a niente di rilevante. Tuttavia Licio Gelli venne condannato il 23 novembre 2005 in via definitiva per tentativi di depistaggio delle indagini sulla Strage di Bologna.

L'Italia dopo la P2 [modifica]
« Io non ho mai fatto parte della P2. E comunque, stando alle sentenze dei tribunali della Repubblica, essere piduista non è un titolo di demerito[10] »

(Silvio Berlusconi)
« Essere stato piduista vuol dire aver partecipato a un'organizzazione, a una setta segreta che tramava contro lo Stato, e questo è stato sancito dal Parlamento. Opinione che io condivido[11] »

(Massimo D'Alema)

Nonostante le successive inchieste giudiziarie abbiano (non senza ricevere critiche da più parti) in parte rinnegato le conclusioni della commissione di inchiesta, tendendo a ridimensionare l'influenza della loggia[12],la scoperta del caso della P2 fece conoscere in Italia l'esistenza, in altri sistemi ed in altri Paesi, del lobbismo, cioè di un'azione di pressione politica sulle cariche detenenti il potere affinché orienti le scelte di conduzione della nazione di appartenenza in direzione favorevole ai lobbisti.

In altri Paesi il lobbismo si applicava e si applica in modo pressoché palese, e nemmeno - d'ordinario - desta scandalo; per l'Italia il fenomeno, almeno in questa forma subdola, illegale e sovversiva e con questa evidenza, era inusitato. In più, la circostanza che l'associazione fosse segreta, ha immediatamente evocato allarmanti spettri che le conclusioni dell'inchiesta della commissione parlamentare non hanno fugato.

Il caso P2 ha certamente sensibilizzato la società italiana sui meccanismi attraverso i quali le scelte ed il potere politico possono venir influenzati dagli interessi di gruppi di potere non eletti e quindi non pienamente legittimati a prender parte al dialogo politico.

Altrettanta attenzione è stata posta, nel tempo, al destino dei piduisti, qualcuno dei quali ha avuto pubblico successo, in politica o nello spettacolo, mentre altri si sono morbidamente confusi nell'anonimato; ad alcuni è stato revocato l'esilio. Tra tutti però, il piduista più noto è Silvio Berlusconi.

E similmente è accaduto ai personaggi politici menzionati nel famoso programma: Bettino Craxi crebbe sino a divenire il più importante esponente del suo partito (del quale ebbe il richiesto "predominio", anche grazie all'appoggio degli USA, che finanziarono il suo partito in chiave anti-PCI, come scriverà poco prima di morire nel suo memoriale consegnato al cognato Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano) e strinse con Andreotti e Forlani un famoso patto di alleanza politica. Ad altri, come Antonio Bisaglia, non andò altrettanto bene.

Nel 2007, Licio Gelli ha 88 anni ed è agli arresti domiciliari nella sua Villa Wanda di Arezzo dove sconta la pena di 12 anni per la bancarotta del Banco Ambrosiano. In un'intervista rilasciata a la Repubblica il 28 settembre 2003, durante il Governo Berlusconi II, ha raccontato: «Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa in 53 punti».

Dettagli sulla lista [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Lista appartenenti alla P2.

È da notare il capillare radicamento della struttura P2 nel territorio italiano con 2 o 3 iscritti per 35 delle attuali 110 province italiane: Torino, Milano, La Spezia, Roma, Bari, Ravenna, Firenze, Pistoia, Cosenza, Palermo, Cagliari, Siena, Brescia, Ancona, Venezia, Catanzaro, Genova, L'Aquila, Trieste, Potenza, Novara, Arezzo, Bologna, Piacenza, Udine, Messina, Pisa, Reggio Emilia, Reggio Calabria, Forlì, Savona, Brindisi, Trapani, Perugia.

A conferma del radicamento nel territorio la presenza in 16 delle 20 regioni italiane: Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna, Umbria.

Elenco per categorie lavorative degli iscritti [modifica]

* Militari e forze dell'ordine: 208
* Uomini politici: 67
* Dirigenti ministeriali: 52
* Banche: 49
* Industriali: 47
* Medici: 38
* Docenti universitari: 36
* Commercialisti: 28
* Avvocati: 27
* Giornalisti: 27
* Dirigenti industriali: 23
* Imprenditori: 18
* Magistrati: 18
* Liberi professionisti: 17
* Attività varie: 12
* Società private (presidenti): 12
* Società pubbliche (dirigenti): 12
* Segretari particolari (politici) 11
* Associazioni varie: 10
* Dirigenti RAI: 10
* Enti assistenziali e ospedalieri: 10
* Diplomatici: 9
* Compagnie aeree: 8
* Dirigenti comunali: 8
* Società pubbliche (presidenti): 8
* Architetti: 7
* Funzionari regionali: 7
* Antiquari: 6
* Compagnie di assicurazione: 6
* Dirigenti editoriali: 6
* Alberghi (direttori): 4
* Consulenti finanziari: 4
* Editori: 4
* Notai: 4
* Scrittori: 3
* Provveditori agli studi: 2
* Sindacalisti: 2
* Commercianti: 1[13]

Note [modifica]

1. ^ M. Guarino - F.Raugei, Gli anni del disonore, edizioni Dedalo 2006, pag. 7
2. ^ Gelli: "Senza Berlusconi Italia nel caos. E Veltroni dovrebbe scomparire", «la Repubblica.it», 4 dicembre 2008
3. ^ La sentenza del processo
4. ^ S. Flamigni, Trame atlantiche, Kaos edizioni 1996, pagg. 25-33
5. ^ Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2, relazione di maggioranza, [Licio gelli, la loggia propaganda due e la massoneria. Conclusioni
6. ^ Diverse fonti anche su internet, ad esempio Gianni Barbacetto per societavicile.it
7. ^ M. Guarino - F.Raugei, Gli anni del disonore, edizioni Dedalo 2006, pag. 35
8. ^ Licio Gelli: "La P2 non c'entra con la morte di Moro", articolo de "Il tempo, del 20 ottobre 2008
9. ^ :: Radicali.it ::
10. ^ Berlusconi: Essere piduisti non è un titolo di demerito - Repubblica.it » Ricerca
11. ^ Quotidiano Corriere della Sera, 8 marzo 2000
12. ^ La P2 non cospiro' contro lo stato, articolo di "La Repubblica", del 28 marzo 1996
13. ^ Lista e suddivisione per categorie. URL consultato il 2 novembre 2008.

Bibliografia [modifica]

* AA.VV. Dossier P2. Kaos edizioni, 2008. ISBN 9788879531849.
* Antonella Beccaria. Il programma di Licio Gelli. Una profezia avverata?. Socialmente, 2009. ISBN 9788895265216.
* Rita Di Giovacchino. Il libro nero della Prima Repubblica. Fazi editore, 2005. ISBN 9788881126330.
* Sergio Flamigni. Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2. Kaos Edizioni, 2005. ISBN 9788879531481.
* Giorgio Galli. La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2. Lindau, 2007. ISBN 9788871806587.
* Mario Guarino e Fedora Raugei. Gli anni del disonore. Dal 1965 il potere occulto di Licio Gelli e della loggia P2 tra affari, scandali e stragi. Edizioni Dedalo, 2006. ISBN 9788822053602.
* Mario Guarino. Fratello P2 1816. L'epopea piduista di Silvio Berlusconi. Kaos Edizioni, 2001. ISBN 9788879530996.

Voci correlate [modifica]

* Lista appartenenti alla P2
* Piano di rinascita democratica
* Anni di piombo
* Strategia della tensione

Altri progetti [modifica]

* Wikiquote

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* Wikisource

* Collabora a Wikisource Wikisource contiene documenti originali sulla P2

Collegamenti esterni [modifica]

* Relazione di Maggioranza della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2
* Relazione di Minoranza della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2
* Il "piano di rinascita democratica" (testo Integrale)
* Legge n.17 del 25 gennaio 1982, Norme di attuazione dell'art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e scioglimento della associazione denominata Loggia P2
* Lista degli aderenti alla Loggia P2
* Reazioni della massoneria regolare allo scandalo P2
* Estratto riguardante la P2 della Relazione Pellegrino della Commissione Stragi
* Notizie generali sulla Loggia P2
* Lista completa iscritti alla Loggia P2
* Scheda sulla Loggia P2 sul sito CEDOST: Centro di documentazione storico politica su stragismo, terrorismo e violenza politica
* Intervista a Licio Gelli del 2003 Fonte:la Repubblica
* Sito della Loggia P2 - Informazioni e Storia
* Intervista a Licio Gelli del 2006 Fonte: Gabor Harrach "Conspirator"
* Marco Travaglio sulla P2

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Il latte è il cancello di ingresso dell' alcolismo

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Robert Mueller ha ammesso che la marijuana non è pericolosa, e paragonarla al cancello d'ingresso al mondo delle droghe è una follia, sarebbe come considerare il latte il cancello d'ingresso per il bourbon...fin qui tutto normale, sembrerebbe un fattone qualunque se non fosse che Robert Mueller è il direttore dell FBI....
sarà ora di smetterla con la demagogia o dobbiamo continuare a fomentare la mafia?
qui il link